Sarebbe troppo lungo spiegare tutto questo. Certo è che avvenne per volere
di Pio XI, che si attenne alle informazioni di alcuni vescovi messicani. La
ragione addotta fu che "Posto che il governo stava cercando la pace, lo si
doveva assecondare per evitare maggior spargimento di sangue".
Più
tardi, lo stesso Pio XI scrive un’enciclica (Acerba nimis) in cui si lamenta
con amarezza della persecuzione religiosa in Messico e del mancato rispetto
dell’impegno contratto nel 1929. Ma questo non servì a nulla. Ormai era
troppo tardi. L’errore politico commesso tre anni prima era irreparabile.
Noi
a malapena possiamo renderci conto delle sofferenze sopportate da P. Félix a
causa di questa lunghissima persecuzione, cui dovette assistere dal 1914 al
1937, poco prima della sua morte. Bisogna pensare, realisticamente, cosa
significhi vivere rifugiato in casa d’altri senza la possibilità di
occuparsi adeguatamente della propria Congregazione, di trovare nuove
vocazioni, di esercitare il suo ministero. Vedere chiuse le sue chiese,
dispersi i suoi figli, minacciata tutta la sua Opera… e tutto questo giorno
dopo giorno, anno dopo anno, tra alti e bassi, vivendo in un paese
straniero.
Malgrado ciò, nei suoi scritti non troviamo alcuna
lamentela, ma solo piena accettazione della volontà di Dio, fiducia in Lui,
preghiere per i nemici, gratitudine al Signore per avergli concesso la
fortuna di essere perseguitato per causa Sua, ed il sincero desiderio di
essere martire.
L’esempio lasciatoci da P. Félix è quello di chi ha saputo trasformare in
realtà di vita quotidiana, il suo offrirsi al Padre dei Cieli come vittima
in unione con Cristo, per la salvezza di tutti; e tutto questo con
semplicità, con ottimismo, con allegria, "con molto piacere", com’era solito
ripetere.
Ecco alcune righe scelte un po’ a caso tra i suoi scritti corrispondenti al
periodo che stiamo analizzando:
"Il
Messico sta soffrendo una prova molto dura. Stiamo vivendo ore tristi, ma
abbiamo grande fiducia in Dio. Quest’Opera, queste vocazioni gli
appartengono, come potrebbero perire?" (lettera agli studenti di Roma).
"Abbiamo cinque case che solo Dio può salvare dalla rovina totale, a causa
delle leggi di confisca degli immobili. Per quanto mi riguarda, sono
disposto a dire AMEN a tutto ciò che Dio vuole, e lo dirò col sorriso sulle
labbra, perché Dio è infinitamente Padre, e ciò che permette, sarà a nostro
maggior beneficio. Vedo arrivare un’onda furiosa. Però forse è l’ultima.
Altrimenti, sia ciò che Dio vuole, lo dico di tutto cuore" (Lettera a P.
Rieu).
"Si
dice che stia per arrivare una crisi molto forte. Ma… andiamo! È possibile
che accada qualcosa senza che Dio lo permetta? Le sole cose di cui abbiamo
bisogno sono pazienza, amore e fiducia. Gesù ci proteggerà e non ci accadrà
nulla di male. Chi può essere paragonato a Dio?" (Lettera a P. Iturbide).
"In
questa Settimana Santa, Gesù ci ha lasciato ancora sotto il potere dei Suoi
nemici. Sia fatta la Sua volontà! E che Colui che ha perdonato il buon
ladrone, dia anche loro un’occasione di pentimento, e perdoni loro tutto il
male fatto. La misericordia di Dio è infinita, e ottiene tutto" (Lettera ad
Elisa García).
Mai
si era mostrata tanto eroica e tanto piena di fede l’anima messicana. Ma la
persecuzione diventa ogni giorno più crudele. Molti hanno paura, anch’io ho
una spina piantata nel cuore, è il timore di veder chiudere il Noviziato e
la Scuola Apostolica, e vederne gli occupanti mandati per strada. Ma il
Padre è più potente di tutto e di tutti. Se ci castiga, lo meritiamo. Se ci
purifica, è perché ci ama. Ma guai a coloro che ora sono responsabili delle
sofferenze dei Suoi figli. Dobbiamo pregare per costoro. Ed io lo faccio,
con tutto il cuore. Sono anche loro nostri fratelli, che Gesù ci perdoni
tutti" (Alla casa di Roma).
"Benché interiormente angustiati, passiamo attraverso questa prova con
allegria, poiché Nostro Signore ci ha detto che saremo beati se siamo
perseguitati per causa Sua. Che parole di grande consolazione! Questo ci dà
grande sicurezza perché sappiamo che è proprio per causa Sua che ora siamo
perseguitati" (Lettera ad Alice Calamy).
"Debbo continuare a rimanere nascosto, perché mi stanno cercando. È
gradevole sapere di essere perseguitato perché discepolo di Gesù. Mi sento
tranquillo e in pace. Ed anche felice, perché no? Se sono perseguitato è
perché gli appartengo" (A Blanche Giraud).
"Mi
sposto continuamente, poiché la Massoneria persegue rabbiosamente i
servitori della Chiesa. Da quando è cominciata la persecuzione nel 1929,
circa 150 sacerdoti di questa nazione hanno ricevuto la corona del martirio.
Beati mille volte coloro che ne condivideranno la sorte! Anche a me è stata
preannunciata questa sorte. Con tutta l’anima desidero questa fortuna,
benché non ne sia degno" (Lettera ad Alice Calamy).
"Umanamente parlando non si vede soluzione a questa situazione, ma noi
abbiamo fiducia in Dio, che nella storia della Chiesa è intervenuto migliaia
di volte in favore di coloro che Lo amano. Si dice che vivremo ore tragiche
per il trionfo del socialismo e dell’ateismo. Se è così, l’unica cosa che
chiederemo a Dio è di saper resistere fino al martirio, o all’esilio, o a
qualsiasi tipo di persecuzione, in questo modo seguiremo Nostro Signore più
da vicino" (Lettera alla R.M. Isabel Padilla).
"Ho
dovuto venire a nascondermi qui finché non passerà la burrasca. Se le cose
proseguiranno in questa maniera tanto brutta, e dovessero toglierci tutto,
ma proprio tutto, sia benedetto Dio, perché sappiamo, e crediamo fermamente
che tutto viene da Lui, e sappiamo che anche tutte le prove che manda a
quelli che ama, sono per il loro bene" (Ai novizi).
Alla superiora di una congregazione religiosa scrive:
"Anche voi siete perseguitate unicamente perché appartenenti a Cristo. So
che la vostra casa è già stata segnalata. Felici voi e noi! Felici tutti noi
che soffriamo a causa di Gesù: perché la nostra ricompensa sarà molto
grande! Noi vogliamo quello che vuole il Signore. Tutto ciò che Lui vuole.
Perciò non gli diremo: Signore, liberaci da questo o da quello. No, tutto
quello che Lui vuole, anche noi lo vogliamo. Vero che è così?" (Alla R.M.
Isabel Padilla).
"I
missionari dello Spirito Santo sono seriamente minacciati da tutte le parti.
Però li vedo molto sereni. Sanno che tutto viene da Dio e che Dio è Padre.
Se sarà tolto loro tutto, e se saranno crudelmente perseguitati, lo
considereranno un bene. La persecuzione è una grazia molto grande, è un
pegno di grandi favori per il futuro, se sappiamo accettarla come si
conviene" (Agli studenti di Roma).
Nonostante quanto detto, e grazie a quegli "accordi", gli anni 1930 e 1931
furono abbastanza favorevoli per la Chiesa e per la Congregazione. Di fatto,
fu nel 1931 che P. Félix poté organizzare bene la Casa Sacerdotale
destinata all’assistenza spirituale e materiale dei sacerdoti. Questa casa,
situata in Coyoacán, avrebbe poi fornito eccellenti servizi fino al 15
Aprile 1936, quando fu confiscata dal governo.
Lo
stesso anno (1931) il 7 Dicembre, P. Félix accettò che i missionari dello
Spirito Santo si occupassero del tempio di San Felipe de Jesùs, situato in
Av. Madero N°11, nel centro di Città del Messico.
Attraverso le lettere di P. Félix possiamo sapere come progrediva allora lo
sviluppo della Congregazione, nel 1930 scrive:
"Siamo 115 (calcolando apostolici, novizi, studenti e sacerdoti). Davvero
pochi in 16 anni! Però ringrazio Iddio perché credo che tutto quello che
abbiamo fatto ha basi solide" (Lettera a Teresa Lozano).
Nel
1931 scrive:
"Qui le cose stanno andando molto bene e si vive in relativa tranquillità.
Nostro Signore benedice le Opere che si sviluppano nonostante le grandi
difficoltà. Siamo già 135. Lo spirito dei nostri giovani è eccellente,
grazie a Dio. Pensiamo a nuove fondazioni non appena arriveranno da Roma i
nuovi sacerdoti" (Lettera alla nipote Ivonne).
Nel
1933 scrive: "Siamo già 154, di cui 17 a Roma per seguire studi speciali.
Costoro non avevano mai ottenuto valutazioni tanto buone come quest’anno.
Non mi stanco di ringraziare il Signore per aver benedetto così i loro
studi. Sono il nostro futuro. In tutte le case c’è fervore e piena
osservanza, ed un grande amore per la nostra Madre Santissima" (A Teresa
Lozano).
Il
13 Ottobre di quell’anno (1933) scrive ad un novizio: "Ho realizzato la
fondazione senza disporre di risorse, e non ho dovuto chiederne, perché
Nostro Signore, con la tenerezza di una madre, di giorno in giorno ci ha
mandato tutto ciò di cui necessitavamo, e
mai ci sono mancati alimenti, abiti, niente. Questo intervento costante di
Gesù non si è manifestato soltanto all’inizio, ma continua tuttora. E nella
misura in cui aumentavano i membri della
Congregazione, così anche gli aiuti che Lui ci mandava, aumentavano.
Quali meraviglie! E quanta gratitudine dobbiamo a Nostro Signore!" (A fratel
Ramón López).
Nel
1935 scrive a Mons. Leopoldo Ruíz: "Sono appena stati ordinati tre nuovi
missionari. Con questi raggiungiamo il numero di quaranta sacerdoti. Sia
benedetto Iddio! La formazione è stata lunga, ma abbiamo la certezza che è
stata solida" (13 Agosto 1935).
Nel
1936 scrive al Superiore Generale dei Maristi, Padre Ernesto Rieu, suo
amico: "Sta per finire quest’anno che è stato ricco di croci. Questa piccola
Congregazione ha perduto le sue case principali, perché confiscate dal
Governo (la Scuola Apostolica, il noviziato, e la casa degli studenti di
filosofia e teologia). Però le vocazioni sono aumentate e stiamo impartendo
una buona formazione. Siamo quasi 200, e ringraziamo Dio per averci aiutato
così generosamente in questi primi 22 anni; giacché, se le difficoltà non
sono mancate, le consolazioni di Dio hanno sovrabbondato" (30 Dicembre
1936).
Nella lettera citata precedentemente, P. Félix si riferisce alla nuova
persecuzione religiosa del presidente Cárdenas, che si protrasse fino al
1937, e che spogliò la Congregazione di quasi tutte le sue case. Il 1935 fu
l’anno più duro di questa persecuzione.
Il
25 Marzo di quell’anno (1935), P. Félix scrive: "Qui è quasi un disastro.
Gli apostolici, in una sistemazione precaria da una parte, i novizi da
un’altra, gli studenti di filosofia da un’altra ancora e così quelli di
teologia. Sono in tutto 130, e non si è perduta una sola vocazione. Tutti
hanno mostrato il loro amore a Cristo ed alla Croce. «Beati i perseguitati
perché appartenenti a Cristo, perché sarà molto grande la loro ricompensa»!
Ho visitato i 52 ragazzi della Scuola Apostolica e li ho trovati più felici
e decisi che mai. Questa è una benedizione di Dio. L’istruzione in tempo di
persecuzione è la più solida ed efficace, perché assistono ad esempi di
eroismo che rimangono incisi per sempre nella loro memoria" (Lettera a P.
Angel Oñate).
Alla fine di maggio, P. Félix descriveva così lo stato delle cose: "La
situazione non è cambiata. Comunque è una gioia e una fortuna che ci tolgano
le nostre case, i mobili, i letti, la roba, etc… solo perché apparteniamo a
Gesù Cristo. Non ho sentito il minimo lamento da parte di alcuno. Tutti
hanno dovuto soffrire: dormendo per terra, per la scarsità di alimenti, di
vestiario, etc. Quelli della casa di Roma si sono complimentati per come
abbiamo superato le difficoltà. Noi siamo felici e sappiamo che Gesù è
contento. Non abbiamo intenzione di lasciare il Messico, perché qui abbiamo
trovato buone vocazioni, fede viva, famiglie molto cristiane, buona
istruzione, persone ben disposte per la vita religiosa" (Lettera a Blanche
Giraud. 5 Maggio 1935).
Al
suo direttore spirituale dice quanto segue: “Abbiamo resistito alla
persecuzione, perdonando di tutto cuore questi signori e raccomandandoli a
Dio. Abbiamo sofferto molto, ma con amore.
La
Scuola Apostolica è quella che ha subìto le prove più dure, ma non si è
perduta nemmeno una vocazione. I nostri ragazzi hanno capito che la
persecuzione a causa di nostro Signore è una fortuna, e si sono mostrati
coraggiosi, allegri, ottimisti, e pieni di fiducia in Dio. Nello studio
hanno raggiunto eccellenti livelli, della qual cosa ringrazio Iddio.
Nonostante le molte difficoltà, andiamo avanti decisi. Attualmente siamo
141, più quelli che si trovano a Roma. Non è vero, Padre, che c’è di che ringraziare Dio?”
(Lettera a Mons. Ruíz,
30 Maggio
1935).
E Padre Félix come stava? La sua forte fibra era molto compromessa
nonostante il suo invincibile ottimismo. Tanti dolori, tante preoccupazioni
avevano intaccato severamente la sua salute. Nel Diario Spirituale di
Conchita troviamo quest’annotazione molto eloquente: "Mi ha fatto visita di
nuovo Padre Félix. Lo trovo ogni volta più debole e più santo" (Aprile
1935).